lunedì 6 maggio 2013

The Night Flier

Quando una storia è buona non ha importanza che sia stata realizzata nel 1977, fa paura comunque. 
E' il caso di "The night flier" (letteralmente "il volatore notturno"), film tratto da un racconto di Stephen King e magistralmente portato su grande schermo da Mark Pavia
Richard Dees, reporter senza scrupoli, 
freddo e interessato solo a finire in prima pagina, segue la scia di sangue lasciata da un pilota d'aereo che pare volare solo di notte. La storia si svolge per lo più tramite gli occhi del giornalista, portando lo spettatore ad inseguire questa figura misteriosa che dissangua le proprie vittime lasciandogli degli enormi buchi ai lati del collo. Il pilota si fa chiamare Dwight Renfield, chiaro riferimento al Renfield del romanzo di Bram Stoker. Tuttavia con il conte Dracula non ha nulla a che fare, se non il fatto che si nutra di sangue umano. 
Il finale del film è tutto da gustare, perfetto coronamento di una storia classica ma decisamente originale. 
Nonostante l'assenza quasi totale di suspance durante i 93 minuti di visione, la mancanza di quella musichetta o di quelle scene che ti tengono con il fiato sospeso, lo spettatore si trova di volta in volta catapultato in qualcosa che non si aspettava. Le scene sono talvolta macabre e cadaveri mutilati e spargimenti di sangue fanno da cornice un po' splatter, tuttavia non si scade mai nella banalità, nell'eccesso o nella noia. 
Persino il volto del night flier, scoperto solo alla fine in tutta la sua mostruosità, lascia un brivido sconcertante. Gli anni '70 si vedono tutti nella maschera del mostro, nulla a che fare con i nostri odierni effetti speciali; eppure fa paura! 
Da sottolineare con interesse nella trama del 
film è lo sguardo su una società che ama starsene seduta e sicura nelle proprie case a leggere di efferati omicidi e a guardarne le foto. Così come il giornalista va a caccia della morte, dell'orrore, dell'incidente stradale, il lettore freme nell'attesa di una nuova storia di sangue, contornata dalle fotografie scattate sulla scena del crimine, nell'obitorio o presso il cimitero. 

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