venerdì 17 maggio 2013

Chi ha paura dell'uomo nero?

L'uomo nero è una di quelle figure dell'immaginario collettivo e popolare tanto misterioso quanto concreto. In quanto uomo è qualcuno di reale ed esistente, l'aggettivo nero lo colloca invece in una dimensione più oscura e imperscrutabile. Chi sia realmente, da dove venga e cosa faccia resta un mistero che ognuno svela con la propria paura, perchè di concreto si sa solo che boogeyman si nasconde sotto ai letti, negli armadi a muro, nelle cantine, nelle soffitte e in ogni altro luogo angusto, buio e tetro. Ed è infatti proprio il buio e l'impossibilità di conoscere ciò che vi è nascosto al suo interno con i nostri sensi che scatena l'infantile e primordiale paura. Potremmo dire che l'uomo nero è la personificazione della paura stessa, un simbolico umanoide pronto ad agguantarci e trascinarci nel suo angolino buio. 
Ma è reale? 

Certo, tutto ciò a cui crediamo è reale e quindi pericoloso
Peccato che gli autori di "Boogeyman - L'uomo nero", film uscito nel 2005, non abbiamo saputo cogliere questo meraviglioso spunto e lavorare sulla realizzazione di un buon film, che all'inizio sembra anche interessante e avvincente, ma si rivela povero di dettagli e deludente sia dal punto di vista della trama che da quello della suspance. Un miscuglio confuso di paure infantili che permangono, bambini scomparsi, fantasmi che appaiono e aiutano il protagonista a sconfiggere (in che modo non si è capito) un mostro che non può sparire, per il semplice motivo che è frutto delle paure di milioni di persone in ogni parte del mondo. 
Per fortuna, e stranamente, il "Boogeyman2 - Il ritorno dell'uomo nero", del 2008 si salva e riporta lo spettatore ad una realtà più accettabile, anche se lo lascia con parecchie domande ancora. Qui il nostro Boogeyman usa le paure di un gruppo di clinici fobici, in cura in una clinica psichiatrica specializzata, per ucciderli o farli suicidare. Il film convince, prima ancora di scoprire o porci la domanda se l'uomo nero che se ne va in giro per l'ospedale sia solo frutto della fantasia dei giovani pazienti, se sia una persona reale o il mostro (sconfitto) del precedente film, iniziamo a sentire quel brivido di adrenalina, anche se lieve perchè la suspance non è portata alle stelle. Questo avviene anche a causa dell'utilizzo dei soliti espedienti classici: il gruppo di giovani rinchiusi in un luogo isolato e impossibilitati a scappare o chiedere aiuto, uno (o più) di loro che crede nell'esistenza di un mostro ma viene preso per pazzo, un serial killer che si aggira per i corridoi innaturalmente vuoti della clinica.
Il finale piace, non è il massimo dell'originalità e naturalmente non risponde ad alcune domande, ma è credibile e soddisfacente, lascia lo spettatore senza quel senso di incompiutezza e irritazione. 
Le paure possono uccidere, soprattutto se sono vere e proprie fobie. Se poi c'è un pazzo omicida che gli dà una mano... 

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