
Purtroppo non sempre l'esposizione cinematografica rende giustizia, raccontando i fatti o personaggi in modo sia da spaventare lo spettatore, sia da dargli preziose e realistiche informazioni.
Bundy - A lagacy of evil, film del 2008, vuole ripercorrere la vita di uno dei più noti e prolifici serial killer americani degli anni '70, Theodore Robert Bundy. Accusato di circa 30-36 omicidi, anche se lui se ne attribuì "solo" 26, fu condannato alla sedia elettrica dopo essere scampato al carcere ben due volte e giustiziato il 24 gennaio 1989.
Il serial killer di giovani donne, per lo più studentesse, ha ispirato diversi film ed è citato spesso, seriamente o per gioco, in telefilm, cartoni animati, programmi televisivi, canzoni e testi letterari.
Frammentario, inizialmente molto confuso e poco coerente. La pellicola non rende giustizia ad una figura tanto famosa e misteriosa come Bundy, nè scatena nello spettatore suspance, angoscia, terrore.
Il punto cruciale che sembra scatenare in lui l'inizio degli omicidi è la separazione dalla fidanzata, un evento traumatico che di per sè sembra essere troppo poco significativo. Infatti l'ipotesi che egli uccidesse donne che gli ricordavano l'ex fidanzata non è unanimamente accettata da studiosi e psicologi. Questa separazione non viene chiarita nemmeno nel film, è leggermente romanzata, come giusto che sia per una pellicola rivolta ad un pubblico vasto, tuttavia risulta anche in questo poco chiara e frammentaria.


Di Ted Bundy si sa che era un "bravo ragazzo", dall'aspetto innocente e molto furbo. Con diversi stratagemmi ha convinto donne giovani e meno giovani a seguirlo o a salire in auto, per poi stuprarle, picchiarle brutalmente ed ucciderle. Chi lo conosceva ha stentato a credere che proprio lui fosse un omicida, eppure chi ne aveva un rapporto più stretto alla fine lo ha condannato, confermando gli identikit di persone scampate alle aggressioni e additandolo infine come psicopatico.
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