giovedì 17 ottobre 2013

Pet Sematary - Cimitero vivente


La follia dell'uomo che ama supera tutti i confini, anche quello della morte. 

"Cimitero vivente", titolo originale "Pet Sematary", è un film del 1989 diretto da Mary Lambert e tratto da un romanzo di Stephen King
Sarò anche una fan di questo scrittore, ma trovo che i film tratti dai suoi racconti abbiano sempre una marcia in più. Le trame sono avvincenti e spaventose, anche quando possono sembrare scontate e semplici. 
In questo caso si rivisita un tema classico, quello degli zombi; tanto è vero che all'inizio la pellicola doveva essere affidata al padre degli zombi movie George Romero
Quasi tutto il film si posa su classici che a prima vista potremmo definire scontati.
La tipica famigliola felice, madre padre e due bambini, si trasferisce in periferia per il nuovo incarico affidato al dottor Louis Creed (il padre). La casa, tipicamente troppo grande per un nucleo famigliare di soli quattro membri, è semi isolata e affaccia su una strada molto trafficata da pericolosi mezzi pesanti. Unico amico e vicino di casa un anziano signore benevolente che mette in guardia i nuovi arrivati sui pericoli della strada, che a quanto pare ha fatto piangere numerosi bambini uccidendo i loro amati animali domestici. A causa di questo alto numero di animali investiti era stato creato un piccolo cimitero appositamente per gli amici a quattro zampe. 

Ma il vecchietto non è solo un buon amico, svela a Louis un segreto quando il gatto della figlia fa la stessa fine degli altri animali. Al di là del Pet Sematary c'è un percorso impervio che porta ad un antico cimitero indiano (altro elemento classico, quasi banale). Questo terreno sacro ha il potere di riportare in vita i morti. 
Louis non si fa troppe domande, accetta il ritorno alla vita del gatto senza remore per amore della figlia che vi era tanto affezionata e che del suo decesso non ha saputo nulla. 
Il problema è che il gatto zombi non è lo stesso di prima. Puzza, è aggressivo e sembra avere una sua volontà malefica. 
E fin qui nulla di nuovo sotto al sole... di animali feroci e assassini ne abbiamo visti di tutte le specie. Il dramma inizia quando sotto ad un camion ci finisce Gage, il figlioletto di circa due anni di Louis. 
Nella mente del dottore passano pensieri di morte e resurrezione. Avvertito dal suo vicino di casa che se anche avesse tentato il figlio non sarebbe stato lo stesso, ma qualcosa di malefico e diverso tornato dall'aldilà, e messo in guardia costantemente dal fantasma di un ragazzo che all'inizio del film il giovane medico aveva tentato di salvare, Louis si lascerà lo stesso tentare dal dolore della perdita e dall'amore per il suo bambino morto. 
A questo punto il film diventa un po' comico. Lo zombi bimbo che torna in vita cerca di uccidere tutti quelli che incontra sulla strada, madre compresa, e ci riesce con il bisturi rubato dalla borsa del padre. E' decisamente difficile immaginare come un bambino alto meno di un metro possa mettere KO un adulto, anche cogliendolo alla sprovvista. 
La voce, le risatine e i movimenti di Gage con il bisturi (che nelle sue mani è quasi grande quanto un coltellaccio da cucina) ci ricordano personaggi come Chucky, la bambola assassina, decisamente ridicolo e fuori luogo. 
Peccato davvero per come sia stata realizzata questa parte del Gage zombi, si poteva puntare di più all'aspetto psicologico del dramma e lasciare da parte effetti speciali e sangue a fiumi. 
Naturalmente il film non finisce così... 
Dopo aver trovato il cadavere della moglie penzolante dal soffitto (anche questo difficile da capire, il bimbo zombi non avrebbe mai avuto la forza di farlo) Louise riesce a sopprimere il figlio che ormai è un demone e dargli fuoco. Cosa fare con il cadavere fresco fresco della moglie ora? Forse con Gage non ha funzionato perchè ha aspettato troppo prima di seppellirlo al cimitero indiano? 
Vale la pena fare un altro tentativo, perchè stavolta è convinto che funzionerà, e la sua amata tornerà in vita senza effetti collaterali. O no

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