
Incuriositi o scettici i passeggeri si lasciano convincere a dare uno sguardo alle loro storie intrecciando così nella trama principale piccoli racconti di "terrore" che sarebbero accaduti ad ognuno di loro.
Nel film italiano le tre storie si concludono con la morte dei protagonisti, mentre nel film inglese la morte sembra essere l'alternativa alle disavventure che capiteranno ai 5 passeggeri.
Le mini trame spaziano tra temi classici dell'horror; dai lupi mannari ai vampiri, da piante carnivore a maniaci omicidi vestiti da medici, da mostri marini a riti Vodoo.
Guardando "Le cinque chiavi del terrore" di Freddie Francis del 1965, si resta colpiti dallo stile narrativo, dall'interpretazione dei personaggi, dalle storie misteriose che si intrecciano tra di loro per finire in un colpo di scena che per l'epoca non era poco.
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Ma dal 2004 ci si aspettava qualcosa di più quanto meno negli effetti speciali. Citare un film, che nel 1965 deve essere stato originale, sorprendente e abbastanza terrificante, dovrebbe portare con sè il progresso della tecnologia cinematografica e della fotografia; invece il lupo mannaro o il mostro marino sembrano pupazzi di gomma usciti esattamente dagli anni '60, la suspance è completamente assente e la recitazione lascia per lo più un senso di insoddisfazione.
Unico piccolo apporto innovativo è il finale al di là del finale: l'immagine inquietante di un bambino seduto ad un banco, sospeso nell'universo al di sopra della Terra, intento a disegnare le sorti dell'umanità.
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