lunedì 21 novembre 2011

Non si sevizia un paperino

"Non si sevizia un Paperino", 1972, regia di Lucio Fulci.
Preparatevi ad una grande rivelazione... Sono ignorante! Eh sì, ma parecchio ignorante anche in ciò che amo e in ciò di cui scrivo. Non conoscevo e non avevo visto questo film fino a ieri. Mi è stato suggerito dal mio conoscente "cannibale" e in una domenica pomeriggio di apatica noia mi sono decisa a vederlo. 
Da brava ignorante mi piace guardare tutto con occhio vergine, senza andare a ricercare scheda del film, regista, anno di produzione e trama. E' un'esperienza che consiglio a tutti, sarete come bambini che si sorprendono di mille meraviglie e non vi lascerete influenzare da altro che dal vostro piacere. Ed ora mi sento ancora così, sorpresa da mille meraviglie, tanto da non riuscire a prendere un inizio per questo post, tanto da non riuscire a condividere con voi altri questa sensazione. 
Se dovessi descrivervi questo film con un solo aggettivo direi che è conturbante. E devono averlo pensato anche gli addetti alla censura, che vietarono la visione ai minori di 18 anni per le scene esplicite di morbosa e malata sessualità, tra cui quella di una bellissima e nudissima Barbara Bouchet (Patrizia, la ricca "straniera") che "seduce" verbalmente un bambino. Scena che tra l'altro costò una denuncia a Fulci.



Il film è uno spaccato sull'Italia Meridionale, sui paeselli che ancora oggi si possono trovare identici nell'architettura e nell'agglomerato di case. Paesaggio, personaggi, ambientazioni, storie: tutto estremamente verosimile, reale. Guardando il film si ha l'impressione di essere lì, sotto il sole cocente, nelle brulle e rocciose campagne pugliesi, in un tessuto sociale in cui ignoranza e superstizione sono fortemente radicate. 
Il film è uno spaccato di uno stereotipo del paesello del sud, ma uno stereotipo maledettamente realistico, tanto che ho pensato (prima di sapere di avere ragione) che poteva tranquillamente essere una storia ispirata alla realtà. Non si chiamava Accendura, ma Bitonto la città in cui un anno prima del film erano stati scoperti gli omicidi di quattro bambini
Un classico dei più classici, dove effettivamente l'unica cosa che manca è proprio la sevizia. 
Quando in un paese dove tutti si conoscono accade qualcosa di orribile si punta il dito sui soliti sospetti, sullo scemo del villaggio, sulla "strega", sulla straniera, fino a scoprire che il mostro è uno dei più fidati e onorati membri della comunità. Ancora oggi noi italiani ci sentiamo fieri eredi di giudici e giustizieri, facili alla condanna e alla vendetta; tanto per restare in Puglia basti pensare ai fatti di Avetrana
Non vorrei togliervi lo sfizio del finale, ma sappiate che anche nella scoperta del serial killer c'è un epilogo che per noi ormai è diventato un classico, ma che tiene con il fiato sospeso e con il dubbio fino all'ultimo secondo. 
Questo film è un capolavoro, non mi sento degna di scrivere oltre, in compenso però vi posto tutto il film (Dio benedica gli utenti di You Tube che ci permettono ciò).


Ps. del cast fantastico ho apprezzato la sempre meravigliosa e affascinante Irene Papas (Aurelia Avallone, mamma del prete e della bambina sorda) che io ricordo ed associo sempre alla Penelope della serie Tv "L'odissea" del 1968

Nessun commento:

Posta un commento